Sono nato a Trieste il 5 aprile 1947. La mia passione per le lingue straniere era già presente in me sin dall’infanzia. Negli anni della formazione scolastica appresi l’inglese, ma studiai da autodidatta anche il tedesco e lo spagnolo. Dopo la laurea in ingegneria elettronica appresi per ragioni professionali, che mi portano a spostarmi spesso all’estero, anche il francese, lo svedese e il portoghese. Il giapponese si inserisce prepotentemente nel mio bagaglio linguistico nel 1990, portando così ad otto le mie lingue parlate, se si conteggia anche l’italiano, la lingua madre. Ho abbracciato la lingua giapponese in conseguenza di un’altra grande passione, quella per le arti marziali del Sol Levante. Ero affascinato dai film di Samurai e dalla cultura del Giappone, così entrai in questo mondo particolare già nel 1969 iniziando a praticare il Karate. Continuai con questa disciplina per 40 anni, raggiungendo notevoli traguardi dapprima come allievo e poi come maestro. Dal 2010 pratico il Kyudo, la via dell’arco giapponese. Il passaggio dalla pratica delle arti marziali giapponesi alla conoscenza della lingua di quel paese è stato quasi una tappa obbligata. La predisposizione nell’apprendimento di altri idiomi, unita alla forte curiosità nei confronti del Giappone è scaturita così nella decisione di intraprendere lo studio della lingua di quel paese, apparentemente così lontano, ma geograficamente e umanamente così vicino alla nostra Italia. Paesi che hanno in comune migliaia di kilometri di costa, vallate e montagne, stagioni e clima, amore per l’arte e senso della famiglia. Lingua giapponese dunque, sì ma nel 1990 come si poteva studiare ? Credo di essere stato un apripista del settore, perché trovare scuole o corsi di giapponese in quell’epoca era da…Indiana Jones. Trieste poi era tagliata fuori da connubi con lingue orientali, come le più fortunate Venezia e Napoli. Non era poi certo frequentata da molti giapponesi, come le città italiane più grandi e con maggiore attrazione turistica. Dopo molte ricerche, se si pensa poi che in quegli anni non esisteva l’internet, sono riuscito a trovare una casa editrice di Milano, ricordandomi che da ragazzo avevo studiato il tedesco con un corso interattivo della stessa, addirittura con vecchi dischi vinilici a 78 giri. Ordinai così un corso con libri e cassette audio, per quella volta originalissimo e iniziai lo studio del giapponese, da vero pioniere autodidatta, senza alcun altro aiuto. Dopo quell’inizio del 1990, sono andato letteralmente a caccia di corsi interattivi. Nel 1991 mi sono fatto spedire dagli Stati Uniti un nuovo corso di giapponese, ovviamente in inglese, che sono riuscito a completare nel giro di sei mesi. Successivamente, nel corso di un mio soggiorno in America, ho comprato in California il corso di giapponese adottato dall’Università delle Hawai. Trovandomi poi a Londra nel 1993 acquistai un altro corso. Tutti questi corsi erano interattivi, cioè con libri e cassette audio. Contemporaneamente e non senza difficoltà, entrai in contatto con qualche giapponese a Trieste e a Udine per farmi dare delle lezioni private e acquisire così la vera pronuncia giapponese direttamente dalle persone e non solo dalle memorie audio. Ma il vero salto di qualità nello studio della lingua e questa volta anche della cultura nipponica l’ho compiuto nel 1994, soggiornando proprio in Giappone, per un corso professionale di lingua giapponese, presso la scuola internazionale Eurocentre nella città di Kanazawa. Un periodo di full-immersion con quattro ore la mattina di lingua, due ore al pomeriggio di cultura giapponese ( musica, cucina, ikebana, cerimonia del tè, arte del giardino, scrittura con china, costruzione della carta di riso, artigianato, ecc… ) e soprattutto la permanenza in una famiglia giapponese, dove mettere veramente in pratica la lingua nella sua quotidianità. Rientrato in Italia, continuai con lo studio, acquistando un altro corso di una nota casa editrice francese, quindi dal giapponese al francese, questa volta con DVD, conseguenza dell’avanzamento tecnologico. Ai corsi ho cercato sempre di abbinare l’esperienza diretta nella conversazione, contattando altri giapponesi sia in Italia che all’estero, dove avevo occasioni di recarmi con frequenza per motivi di lavoro. In tempi più recenti, siamo nel 2005, ho seguito un corso organizzato a Trieste da una scuola privata. Finalmente l’insegnamento di questa lingua non era più una faccenda da pionieri. Nel 2008 sono ritornato in Giappone, questa volta anche percorrendo in lungo e in largo il paese, toccando le città più importanti e perfezionando così il livello linguistico. |
Il metodo d’insegnamento che avevo in mente era già chiaro sin dall’inizio : studiare secondo il sistema che mi ha accompagnato nell’apprendimento di tutte le altre lingue. Seguire cioè rigorosamente la sequenza : ASCOLTO, PARLO, LEGGO, SCRIVO, sequenza che è appunto la base di “ Imparo SUBITO il giapponese “. Ispirandomi infatti all’esperienza infantile di ciascuno di noi, che ci ha portato prima a rimanere semplici uditori della nostra lingua madre più o meno fino all’età di due anni, poi parlatori dai due anni ai cinque circa, poi lettori e quindi scrittori, il metodo ripercorre una traccia impressa nel nostro cervello. Una strada già aperta insomma, che ripercorsa facilita l’apprendimento di una nuova lingua, successivo a quello della lingua madre, semplicemente perché il nostro cervello è già impostato secondo questa sequenza. Se osserviamo invece i metodi cosiddetti scolastici, il percorso seguito è esattamente il contrario : prima si insegnano dei vocaboli scritti e letti, poi si insegna a pronunciarli e poi, forse, se avanza tempo, si insegna a capire chi parla quella lingua. Percorrere al contrario la via già impressa nel nostro cervello è quasi masochistico, eppure questo è purtroppo il metodo innaturale seguito dalla grandissima parte dei corsi di lingue, sia della scuola pubblica che delle molte scuole private, parecchie oramai sul web. Nel caso del giapponese, poi, essendo la scrittura un vero scoglio, cominciare da quella significa passare i primi due anni di studio a fare lo scolaretto delle elementari che pian piano impara le varie lettere e le prime paroline. Se si pensa poi che in giapponese occorre imparare tre serie di caratteri, di cui una, quella degli ideogrammi, arriva almeno fino a 2000 … geroglifici, anche molto complicati, ecco che il poveretto che segue i metodi tradizionali è costretto ad avventurarsi lungo una via fitta di ostacoli e con risultati proiettati molto lontano nel tempo. In particolare per il giapponese viene addirittura seguito dalla maggioranza dei corsi il metodo che in Giappone viene adottato per i bambini delle elementari. Probabilmente perché i primi insegnanti di giapponese nel mondo sono stati giapponesi e hanno trovato normale prendere pari pari il loro percorso di apprendimento della lingua e trasferirlo così agli stranieri. C’è un piccolo particolare però : noi non abbiamo né il tempo né la voglia di farci quattro o cinque anni di elementari per imparare a scrivere e a leggere il giapponese, prima di iniziare a conversare con una persona di quel paese. Ecco quindi la necessità di iniziare SUBITO a capire e a parlare la lingua, dapprima con brevi frasi da ascoltare e ripetere, imparando solo come conseguenza della lingua parlata a leggere e scrivere. C’è un’altra osservazione da fare, senza per questo togliere il merito agli insegnanti giapponesi di lingua madre. Un giapponese non riesce ovviamente a capire le reali difficoltà che un italiano incontra nello studio. Solo un italiano quindi, che è passato attraverso il difficile cammino dello studio di questa lingua, ha ben chiari gli ostacoli e punti critici che si incontrano nell’apprendimento e può quindi accompagnare nel modo più indolore possibile un connazionale in questo cammino piuttosto impegnativo. Poiché poi una lingua è soprattutto pratica sul campo, lo studente deve comunque iniziare quanto prima a parlare con persone giapponesi, in modo da affinare comprensione e pronuncia, sentendo cioè i veri suoni, timbri di voce, intonazioni del paese di origine. |
Nell’ottobre del 2012 ho lanciato sul web la prima lezione di “ Imparo SUBITO il giapponese “. Come si può desumere da quanto già detto sul metodo, l’intero corso è stato impostato in maniera rivoluzionaria rispetto ai metodi classici. Ricordando tutte le difficoltà e gli errori d’impostazione della mia avventura iniziale, ho cercato di confezionare ogni lezione in modo che gli allievi possano apprendere nel modo più naturale, più congeniale e anche più divertente questa affascinante lingua. Così ho saltato a piè pari i cosiddetti Roma-ji, cioè la trascrizione in caratteri latini delle parole giapponesi. Ho evitato anche di proporre lunghi e noiosi esercizi di Hiragana e Katakana, i due alfabeti fonetici giapponesi, preferendo introdurli pian piano nelle prime lezioni, inseriti in frasi compiute. Solo alla lezione 18 viene fatto il punto su tutti i caratteri fonetici appresi, costruendone la tabella completa, ma non come partenza, bensì come punto di arrivo, dopo aver fatto pratica degli stessi con frasi concrete. In accordo con quanto detto, il primo carattere della prima lezione è proprio un Kanji, cioè uno dei migliaia di ideogrammi, in modo che l’allievo familiarizzi subito con il vero e definitivo giapponese. Nelle lezioni che seguono spiego comunque in dettaglio come sono nati e come sono strutturati i Kanji e mi soffermo sulla storia delle scritture nel mondo, facendo notare come anche il nostro alfabeto sia figlio di antichissimi ideogrammi. Del resto anche noi adoperiamo degli ideogrammi, senza averne coscienza: sono i numeri, che non sono segni fonetici. La loro pronuncia infatti dobbiamo conoscerla noi, varia poi a seconda della posizione del numero, per esempio in 1, 10, 11, 1000 e ha tante pronunce quante sono le popolazioni al mondo che gli usano. L’obiettivo del corso è quello di mettere in grado gli studenti di capire e parlare il giapponese, fornendo un vero e proprio trampolino di lancio per continuare il perfezionamento della lingua. La grammatica viene insegnata strada facendo, frase per frase, non con noiose lezioni a parte. Del resto non si può separare la grammatica dalla lingua parlata. Quando si parla una lingua qualsiasi si fa continuo uso della grammatica, la quale non costituisce mai una conoscenza a parte. Imparo SUBITO il giapponese è consigliato a chi vuole veramente capire e parlare il giapponese. Chi è interessato solo alle curiosità sul Sol Levante, a qualche semplice regoletta grammaticale, a scrivere qualche carattere, a conoscere usanze, cibi o a vedere qualche simpatico e affascinante tutor che parla del Giappone, può sbizzarrirsi sul web cliccando diversi altri video. Imparo SUBITO il giapponese è un percorso scientifico, concreto, indicato per chi considera una lingua straniera nel suo impiego pratico, quotidiano, effettivo. |